E rieccomi a distanza di neanche un giorno a scrivere di nuovo. E' vero, sto scrivendo
troppo spesso, ma ho abbastanza tempo da dedicarci e di idee ne ho, per cui
perchè non scrivere cavolate? Tanto il sito è mio e ci faccio quello che voglio, o no? No. Se dovessi scrivere cavolate di
portata inimmaginabile so che sarei morto già da un pezzo. Viva la vita.
Ieri era una brutta giornata a Roma.
Niente proteste, a quanto pare,
niente manifestazioni, a quanto pare, ma è venuta a farci visita la cara Signora Pioggia. Non per farci un dramma, però chi vive a Roma
sa cosa significa la pioggia, che sia tenue o torrenziale. Significa
traffico, tanto traffico. Code chilometriche che emettono una nebbia indistinta che avanza fiera, lenta, con un checchè di
strafottenza. E tu sei lì, sul tram, stanco e fradicio, insieme ad altra gente, stanchi e fradici anche loro. Avanzano lentamente, intrisi di fango, con la solita lentezza di chi prende il tram. Incredibile come chi prende il tram cammini
lentamente, coi passi felpati, sembra che non voglia svegliare gli altri passeggeri. Ma il problema non è questo. Il problema è quello che io definisco "
psicosi da pioggia". La gente suda, impazzisce, si terrorizza alla visione del cielo plumbeo, si arma di k-way e di ombrelli e corre, corre alla ricerca della propria auto. E lì, al sicuro da queste gocce nocive (oserei dire
solforiche), accende con un brivido di gioia il motore, lo sente ruggire, toglie il freno e va, felicemente. Per venti metri, tempo di ricordarsi che anche altri individui hanno avuto la stessa geniale idea, e rassegnarsi ad essere imprigionato in 2 metri quadri di spazio per tutto il tragitto. Aveva già previsto tutto il grande poeta Nguyen Sinh Cung nel 1873 quando, scrivendo la sua raccolta di
haiku "Come soldati", criticò la società dell'epoca:
CITAZIONE
La pioggia impazzita
scende in città,
e tutti al riparo.
Serpentoni infiniti di gente che perde il senno: clacson, urla, bestemmie di ogni tipo e in ogni lingua conosciuta.
Un quadro a dir poco apocalittico. E sui marciapiedi non va meglio, anzi. Una
legione munita di ombrelli multicolore che marcia, marcia in ogni direzione, un disordine che ha in sè uno schema preciso, un percorso a ostacoli
pieno di laghetti (si sa, a Roma ci sono più buche che persone!) e tutti a saltarli, come se stessimo giocando
ad un immenso Takeshi Castle (ah, cari Lillo e Greg...).
Ogni volta la solita storia. E' snervante...non so, sarò io paranoico, ma non ce la faccio più. Voi come la vedete? Secondo me è una
cattivissima abitudine, aggravata dal fatto che, essendo Roma una città
allo sbando (diciamoci la verità sen
za mezzi termini, ma ne parlerò più avanti approfonditamente), i vigili urbani poco possono di fronte a questi esodi.
Come affronteremo il
Giubileo? Saremo in grado di affrontare anche una
Olimpiade? Finirà
una volta per tutte la stazione San Giovanni della Metro C? Lo scopriremo solo vivendo.
Buona serata.
Last comments