Replying to [Saggio] Divinus halitus terrae

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  1. Posted 29/10/2015, 18:56
    Grazie mille! Ne seguiranno anche altri, in futuro :)
  2. Posted 29/10/2015, 14:11
    Articolo interessante. Complimenti!
  3. Posted 27/10/2015, 21:58
    Inizio oggi una nuova serie di scritti, i miei saggi brevi, derivanti, in maggior parte, dai compiti in classe di italiano. Ne approfitto per ringraziare le 33 visite della scorsa invettiva sugli arrotini, mi limito a dire che cominciate ad essere ingombranti, lol.
    Oggi vi propongo lo scritto del ottobre 2015, che mi è valso un 9. Giudicate voi se li vale tutti o proporreste un altro voto.
    - Il problema dello scarto dei rifiuti è un prodotto della moderna società. Le grandi disparità e le ingiustizie si misurano anche nel consumo di alimenti e nel tipo di alimenti consumati. E' ormai un problema intrinseco esteso in quasi tutto il mondo, molto radicato e perciò difficile da estirpare.
    "Lo spreco alimentare è non solo un problema di cibo, ma anche di impatti sulla biodiversità e sul clima" recita una nota rilasciata dal WWW Italia. Nella stima fatta nel 2015 nel rapporto "Food wastage footprint - Impact on material resources" emergono dati allarmanti. Ogni anno vengono prodotti 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 dalla produzione e lavorazione del cibo non consumato, e tale cifra si trova dietro alle emissioni industriali di Stati Uniti e Cina. Per produrre cibo serve acqua, e per produrre il cibo scartato si utilizzano 250 km3 di acqua dolce, pari a tre Laghi di Ginevra o al flusso annuo di acqua del Fiume Volga. Per tale cibo vengono usate le risorse di 1,4 miliardi di ettari di terreno, generando un buco economico di circa 750 miliardi di dollari, pari alla ricchezza nazionale della Svizzera. Numeri imponenti che fanno pensare, ma non agire, o quasi. In una nota del 2014, diffusa dalla FAO, si evince che con il cibo buttato nei paesi occidentali (oltre 220 milioni di tonnellate) si sfamerebbe per un anno la popolazione sub-sahariana (con una produzione di circa 230 milioni di tonnellate). Il paese meno virtuoso in Europa sono i Paesi Bassi con oltre 580 kg di spazzatura pro capite, mentre la Grecia è il paese più virtuoso con appena 44 kg a persona. L'Italia si posiziona a metà strada con circa 150 kg pro capite. La nota della FAO continua con un'interessante considerazione della situazione italiana, ed è interessante notare come la crisi economica abbia inciso più o meno beneficamente sulle abitudini a tavola. Nella fattispecie c'è stata riduzione del 57% del cibo sprecato. Per raggiungere tale traguardo si è arrivati al razionamento del cibo, una minor frequenza (anzi, frequentazione) di locali quali bar e ristoranti e la scomparsa, o un consumo minore, di generi alimentari costosi come la carne, il pesce, le uova.
    La FAO fa anche una distinzione tra lo spreco in filiera agroalimentare e lo spreco industriale: mentre la prima tipologia può essere causata da agenti quali carestie, cataclismi, guerre, la seconda è tutta opera dell'uomo. E' infatti nel commercio al dettaglio e in ambito domestico che troviamo il 42% del cibo sprecato. Una percentuale molto simile a quella degli Stati Uniti, dove consumismo e frugalità si mescolano anche nelle realtà minori. Come il "Daily table", un'impresa che mira a tagliare gli sprechi rimettendo in commercio il cibo scaduto ma non avvizzito.
    Doug Rauch, titolare dell'azienda, crede che riuscirà ad imporsi sulle abitudini degli americani, abituati a gettare il cibo oltre la soglia di scadenza, vendendo cibo fisicamente sano ad un prezzo di molto minorato (oppure ridotto. Era questo il neologismo, prof?). "Molte famiglie sanno che non stanno fornendo ai loro figli un'alimentazione corretta, ma semplicementenon possono permettersela e perciò non hanno scelta" dichiara Rauch. I prezzi competitivi, infatti, mireranno ad attrarre il 15% della popolazione considerata povera ed allontanarli dai fast food, ormai meta dei disagiati. Rauch si fa forte di uno studio del 2012 che stima al 40% il cibo buttato, equivalente a 165 miliardi di dollari.
    Distante da questo studio è l'esperienza diretta di Rob Greenfield, 27enne di San Duego, che ha passato un'intera settimana nutrendosi con gli scarti dei supermercati. E c'è del sorprendente: grazie al pane, alla frutta e alla verdura recuperati ha creato 21 ricette diverse, oggi raccolte in un libro. Egli sostiene che "gli Stati Uniti producono generi alimentari tali da vivere per 2 anni, ma il 30% viene gettato prima del consumo".
    Lo spreco di cibo genera un circolo vizioso, perchè genera un maggiore effetto serra che diminuisce la fertilità (e quindi la produttività) delle terre coltivate.
    In quest'anno è caduto a Milano l'appuntamento dell'EXPO, che pone il suo accento al cibo, la sua produzione e le sfide future. Polo principale è il Padiglione Zero, organizzato dall'ONU che ripercorre il passato dell'agricoltura, il presente, e le sfide del futuro, con una sala dedicata anche allo spreco di cibo, per non dimenticare che il cibo è il divino alito della terra.
    Buona serata a tutti.

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